giovedì 31 luglio 2008

Avanza in Commissione Cultura il PdL Aprea sulla scuola

24 luglio 2008 - comunicato CGIL
Come in un puzzle che prende forma man mano che i pezzi si combinano uno con l'altro, così, nonostante le molteplici dichiarazioni sul danno prodotto dalle discontinuità politiche dovute agli avvicendamenti di governi di diverso colore politico, nonostante la ferma intenzione dichiarata dal ministro Gelmini di non procedere a riforme che non siano strettamente necessarie, assistiamo ad un'opera di demolizione e di feroce aggressione al sistema scolastico pubblico, portata avanti con provvedimenti ed iniziative diverse, che combinati insieme, danno un quadro desolante della prospettiva che aspetta il Paese.In sostanza, come utilizzare il discredito sparso a piene mani sulla scuola con la caccia al fannullone per togliere scuola ai cittadini di questo Paese: 8 miliardi di risparmi in tre anni da realizzare con interventi di tipo ordinamentale, organizzativo e didattico, aumenti contrattuali che si collocano sulla metà dell'inflazione effettiva, cancellazione di molti spazi democratici di partecipazione politica, subordinazione dei docenti alla legge e al comando di una gerarchia scolastica sempre più piramidale, vengono fatti passare per "riqualificazione del sistema scolastico" e "valorizzazione della professione docente".
Così fra la caccia ai fannulloni, i pareggi di bilancio di Tremonti l'attacco ai diritti sindacali di Brunetta e l'inseguimento ai modelli aziendali di Aprea, la scuola rischia di essere travolta, rivoltata come un calzino, impoverita e ridotta ai minimi termini allo scopo di ridurre il peso dell'istituzione sul bilancio dello stato (l'Italia già investe 2 punti di PIL in meno rispetto alla media dei paesi europei!) e distribuire soldi pubblici alle scuole private attraverso il meccanismo del voucher.
Abbiamo già dato conto sul nostro sito delle iniziative parlamentari in corso, oggi riprendiamo la proposta di legge Aprea per darne una lettura più approfondita, alla luce del fatto che è cominciato l'iter di discussione in Parlamento di questa proposta, con la sua presentazione, in sede referente, presso la Commissione Cultura della Camera.
Essa rappresenta, con i suoi contenuti, un atto di rottura pesante con i processi riorganizzativi avviati che si diceva di voler portare avanti, con i principi di collegialità e cooperazione su cui si fonda la professione docente, con un livello elevato di partecipazione democratica garantito dalle relazioni sindacali, con l'autonomia professionale dei docenti, ricondotti a subordinazione della piramide gerarchica e con la libertà delle scuole assoggettata alle compatibilità con i partners commerciali.
Fondazioni, consigli di amministrazione, finanziamento delle scuole per quote capitarie, non aggiungono nulla alla scuola e ai suoi bisogni ma scardinano le basi di un sistema pubblico che, avendo una complessità e delle finalità del tutto estranee alla competizione commerciale, rischia di venirne travolto e profondamente danneggiato.
Contemporaneamente alla presentazione della proposta di legge Aprea, sono giunte in Commissione cultura della Camera, in sede referente, altre 3 proposte di legge contenenti norme sugli organi collegiali, due di maggioranza e uno di opposizione. Sono: la proposta di legge Frassinetti su Norme concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle istituzioni scolastiche; la proposta di legge Napoli su Disciplina degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto all'autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche; e la proposta di legge De Torre e altri su Disciplina del governo partecipato della scuola dell'autonomia.
Rimandando l'esame delle proposte di legge sugli organi collegiali, riportiamo qui un esame approfondito del disegno di legge Aprea con delle schede di analisi e valutazione delle sue parti più significative.
Coordinamento Genitori Democratici Campania

Il caro benzina accorcia la settimana scolastica in Usa

Il prezzo della benzina, a livelli record, mette in guardia anche le scuole americane, sempre piu' propense a ridurre la settimana scolastica da cinque a quattro giorni.
E' il chiodo fisso di molti organi collegiali, negli Stati Uniti, che vorrebbero tornare alla formula di grande successo adottata negli anni Settanta, durante la prima grande crisi petrolifera. Secondo Current Tv, il network dell'ex vice presidente americano Al Gore, alcun istituti hanno gia' portato a quattro i giorni di lezione, soprattutto nelle piccole citta' e nelle aree rurali, dove i celebri scuolabus di color giallo percorrono decine di chilometri al giorno, per andare a prendere e riaccompagnare a casa i bambini.
La riforma e' gia' stata attuata in Minnesota, Kentucky e New Mexico e i risultati sono stati del tutto positivi, con un taglio delle spese pari al 10% e un risparmio di oltre 65.000 dollari l'anno. Altri Stati, come il Nevada, stanno valutando se seguire il loro esempio, per alleggerire i conti delle scuole e far fronte al rallentamento dell'economia in generale.
Il soprintendente alla scuola pubblica di Webster County, James Kemp, ha detto che grazie all'iniziativa si e' riusciti a risparmiare decine di migliaia di dollari in energia. "Se tornassimo alla settimana di cinque giorni, saremmo diffidati", ha commentato. Secondo alcuni analisti, la "settimana corta", con solo quattro giorni di lezione, darebbe persino migliori risultati didattici rispetto quella di cinque.
Coordinamento Genitori Democratici Campania

mercoledì 30 luglio 2008

A Gelmini non dispiace la settimana corta: dal 2009 il sabato tutti a casa?

di Alessandro Giuliani
L’ammissione è giunta il 24 luglio in diretta dai microfoni della trasmissione Radio Anch'io: il Ministro ha detto che la decisione finale dipenderà da come si svilupperà la riforma degli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Il tempo pieno comunque non verrà intaccato. Anzi, per la prima volta entrerebbe nel secondo ciclo.
Il Ministro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, sta riflettendo sulla possibilità di far cadere uno dei totem della scuola italiana: niente più scuola il sabato e lezioni concentrate, forzatamente anche nel primo pomeriggio, negli altri cinque giorni lavorativi (dal lunedì al venerdì). Una visione del tempo-scuola, quindi, che si avvicinerebbe a quello aziendale e probabilmente alle logiche di fondo (molto orientate a salvaguardare la pratica e far quadrare i conti) sinora espresse dai componenti dell’attuale Governo.
L’ammissione è giunta il 24 luglio in diretta dai microfoni della trasmissione di Radio1 Radio Anch'io, durante la quale il responsabile del dicastero di viale Trastevere ha detto che la decisione finale dipenderà comunque da come si svilupperà l’ormai imminente riforma dei cicli e degli ordinamenti scolastici: soprattutto alle superiori dove è prevista una sensibile riduzione (di circa il 20%) dell’attuale monte orario di lezioni settimanale. E’ chiaro che avvicinandosi al regime dei licei (attorno alle 30 ore) ed abbandonando alcune “esagerazioni” (come quella dei professionali dove al terzo anno si svolgono ancora 40 ore settimanali) la strada per gli esperti del Ministero sarebbe spianata.
La stessa Gelmini fa intendere che la “partita” più importante ai fini della decisione finale verrà presa solo dopo aver approvato le modifiche di rinnovamento dei quadri orari: "con le modifiche normative che scatteranno da settembre 2009 rivedremo gli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Valuteremo in quel contesto se lasciare agli studenti il sabato libero”, ha specificato il Ministro.
E’ chiaro comunque che non verrebbe intaccato il tempo pieno. Anzi, alle superiori, ma anche alle ex medie, potrebbe essere introdotto per via obbligatoria. Anche se con ogni probabilità spetterà poi ad ogni scuola decidere se prolungare la giornata scolastica quotidiana. Oppure se applicare una sorta di rientro pomeridiano per un paio di giorni a settimana, un po’ come avviene per moltissimi dipendenti degli uffici pubblici (che dovendo per contratto svolgere 35-36 ore settimanali lavorano tre giorni per 6 ore ed altri due si trattengono anche 9 ore).
In ogni caso, qualora la settimana corta dovesse essere attuata a livello nazionale, è stata la stessa Gelmini a mettere le mani avanti specificando che comunque “manterremo il tempo pieno, perché credo sia importante per le famiglie". Bisognerebbe invece rimettere mano all’attuale limite minimo dei 200 giorni di lezione per anno scolastico, a meno che non si consideri (un po’ come avviene per i professori) il giorno libero comunque una “unità” settimanale non svincolata dalla didattica.
Sinora l’apertura del Ministro al sabato libero non ha riscosso reazioni particolari. Va da sé che la decisione verrebbe caldeggiata sicuramente da tutti coloro che operano nell’ambiente turistico: come già accaduto con il progetto (poi naufragato) di allungare le vacanze natalizie e pasquali, l’ipotesi aprirebbe infatti alla possibilità di far trascorrere ad oltre sette milioni di famiglie i week end di tutto l’anno lontane da casa alla volta di località più o meno lontane.
Meno entusiasmo, invece, dovrebbe pervenire da associazioni che tutelano studenti e famiglie, ma anche da quelle sindacali, che attraverso la compressione delle lezioni potrebbero intravedere una riduzione di qualità dell’insegnamento e soprattutto della gestibilità del sistema scuola attraverso gli organi collegiali: in particolare il Consiglio d’istituto e il Collegio dei docenti si vedrebbero sottratta una buona fatta di potere attualmente di loro esclusiva competenza.

25/07/2008
Coordinamento Genitori Democratici Campania

"Settimana corta? Perché no" La scuola modello Gelmini

Il ministro della Pubblica Istruzione a tutto campo, dai grembiuli al 7 in condotta
E poi ritorno degli esami di riparazione e basta con i "genitori-avvocati"
di SALVO INTRAVAIA
Divisa scolastica, ripristino del sette in condotta e maggiore rigore da parte delle famiglie. Ecco come il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini intende "moralizzare" la scuola italiana. Ma non solo. L'inquilino di viale Trastevere non esclude il ritorno agli esami di riparazione, la settimana corta per tutti e il ritorno al maestro unico alla scuola primaria. E ancora: quasi certa la chiusura delle Ssis, i bilanci scolastici verranno pubblicati in rete e per i precariato si preannunciano tempi bui. Durante una intervista radiofonica il ministro Gelmini ha toccato le questioni più spinose della scuola. Vediamole.
Divisa per tutti. "Noto con piacere che molti presidi stanno informando il ministero del fatto che stanno reintroducendo il grembiule", annuncia l'avvocato bresciano che continua: "Anche se mi piacerebbe pensare più all'introduzione della divisa nelle scuole, sul modello di alcune nazioni europee". Secondo il ministro la divisa (il vecchio grembiule) è "un elemento di ordine, uguaglianza e decoro". "Vestirsi nello stesso modo, magari con lo stemma dell'istituto appuntato sulla giacca, suscita un senso di appartenenza e aiuterebbe tante famiglie, oggi in difficoltà a causa della corsa alle griffe. Corsa che comincia proprio fra i banchi di scuola".
Più rigore da parte dei genitori. Se gli insegnanti hanno perso in prestigio è anche colpa dei genitori. "Per rivalutare il ruolo degli insegnanti - spiega la Gelmini - è necessario che i genitori non siano sempre i 'sindacalisti' dei propri figli. Credo che le famiglie non debbano sempre dare ragione ai propri figli o, in qualche modo, fare i sindacalisti dei figli ma debbano creare una collaborazione con gli insegnanti". Una famiglia schierata sempre e comunque dalla parte dei figli "non aiuta il ragazzo". "Anzi crea un cortocircuito - continua - con gli insegnanti e anche un disorientamento. Quindi più rigore sia da parte degli insegnanti che delle famiglie".
Sette in condotta. Per questa ragione, e per evitare o limitare gli atti di bullismo e di vandalismo, già dal prossimo anno scolastico potrebbe ritornare il sette in condotta. Il voto di condotta esiste già ma non ha nessun rilievo ai fini della promozione. Dal prossimo settembre potrebbe non essere più così. "Già da settembre potrebbe tornare il voto di condotta", dichiara il ministro Gelmini che sta lavorando ad "un provvedimento normativo che possa dare agli insegnanti uno strumento importante di valutazione". "Il giudizio complessivo sulla maturità degli studenti - ha spiegato - dipende certo dalle verifiche sulle singole materie, ma anche dai comportamenti". E la cosa norma potrebbe entrare in vigore "fra qualche mese".
Gli esami di riparazione. Dopo la sperimentazione degli studenti "sospesi" potrebbero ritornare gli esami di riparazione veri e propri. "Personalmente - ha detto Gelmini - non mi sono detta contraria agli esami di riparazione, mantenendo comunque il recupero a scuola. In questo modo - ha spiegato - non si grava sulle famiglie perche è corretto che sia la scuola a fornire le ore di insegnamento necessarie per superare le insufficienze senza rivolgersi a insegnanti privati e quindi con un costo per le famiglie".
Settimana corta. Finora, la decisione di svolgere le lezioni fino al venerdì è affidata ai singoli organi collegiali della scuola ma dal prossimo anno la settimana corta potrebbe essere introdotta per tutti. E' questo il pensiero del ministro dell'Istruzione. "Con le modifiche normative che scatteranno da settembre 2009 rivedremo gli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Sarà quella la sede per valutare se lasciare agli studenti il sabato libero, ma mantenendo il tempo pieno, perché credo sia importante per le famiglie". In questo modo il ministro annuncia anche una mezza rivoluzione per i quadri orari di tutti gli ordini di scuola
Il maestro unico. "Mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico": un insegnante per classe in luogo dei tre insegnanti su due classi. L'esternazione del ministro farà saltare in aria i sindacati della scuola. In effetti, per effettuare il taglio previsto dal decreto legge 112 (87 mila posti in tre anni, più 33 mila previsto dal governo precedente) occorrono interventi strutturali. "Non abbiamo assunto nessuna decisione di tornare al maestro unico. E' chiaro che razionalizzare la rete scolastica impone alcune scelte, ma credo che le elementari siano un ciclo scolastico che funziona, lo dicono anche i dati Ocse-Pisa, e quindi mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico".
Costo dei libri scolastici e obbligo. La Gelmini si è soffermata anche sul costo dei libri scolastici ricordando che è stato raggiunto un accordo con gli editori, che si sono impegnati a tenere il costo dei libri sotto il tetto dell'inflazione e a rieditarli soltanto se c'è un cambiamento nei contenuti intorno al 30 per cento. Il ministro ha quindi sottolineato la possibilità di scaricare da internet alcuni testi, soprattutto quelli di esercizi. Il ministro ha voluto mettere anche la parola fine sulla querelle politica relativa all'obbligo scolastico. "L'obbligo rimane a 16 anni - ha precisato - abbiamo solo introdotto un emendamento che consente di adempierlo anche attraverso il canale della formazione professionale".
Le Ssis e il precariato. E' ormai certo: le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario saranno chiuse e il precariato dovrà in qualche modo terminare. Ma coloro che hanno iniziato la Ssis lo scorso anno potranno concludere. I 12 mila che a settembre inizieranno il secondo anno del IX ciclo sono dunque salvi e per loro, finora esclusi dalle graduatorie dei precari, si accende la speranza: un provvedimento ad hoc per farli inserire in graduatoria. "Non voglio essere responsabile - ha detto il ministro - di distribuire illusioni. Credo sia doveroso mettere uno stop e poi valutare insieme come andare avanti. Intanto coloro che l'anno scorso hanno già iniziato il primo anno delle Ssis, completeranno". E sul problema del precariato la Gelmini attacca la sinistra. "In passato si sono fatte promesse che poi non sono state mantenute. I ragazzi non hanno certezze di un percorso professionale. La sinistra - dice il ministro - ha continuamente creato precariato. Bisogna fare un'operazione di trasparenza, sono stati immessi solamente 25 mila insegnanti invece dei 150 mila previsti. Il numero delle immissioni diminuisce di anno in anno, a causa delle difficoltà economiche. Occorre rivedere le norme di reclutamento, che vanno cambiate con le parti sociali". Si procederà dunque a nuove regole per il reclutamento dei docenti. "Per chi non ha ancora iniziato le Ssis - chiarisce il ministro - stiamo pensando invece di reintrodurre il tirocinio. Credo che sia inutile dopo una laurea si debbano fare ulteriori due anni di approfondimento. Forse è meglio introdurre il praticantato di un anno nelle classi". Ma una cosa è quasi certa: niente più precariato nella scuola. "Il sistema - spiega - così non regge e con gli strumenti di oggi non possiamo dare risposte. Va cambiato il reclutamento".
Bilanci scolastici in rete. "Considerata la vicenda dolorosa delle risorse della scuola che vanno diminuendo - dice l'inquilino di Palazzo della Minerva - ho deciso di mettere i bilanci in rete: potranno essere consultati dalla prossima settimana via internet".
(24 luglio 2008)
Coordinamento Genitori Democratici Campania