venerdì 1 agosto 2008

La scuola, palestra di democrazia

Maria Letizia De Torre*, 23 luglio 2008, 18:52
Politica
Le proposte del Pd sull'istruzione. Per un governo realmente partecipato e realmente degli istituti scolastici, naturale prosecuzione di un percorso iniziato nel 1974, con la legge che rivoluzionava la visione della scuola e la rendeva "una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica"
Nei due anni precedenti trovandomi ad avere, come sottosegretario, la delega sugli organi collegiali, avevo cominciato a ‘leggere' la scuola da questa prospettiva e da subito mi era parso chiaro che affrontare il tema della loro riforma comportava il ripensamento di tutto l'assetto democratico della vita della scuola. E scuola e democrazia sono un binomio inscindibile, condizione irrinunciabile per sostanziare la comunità scolastica come luogo educante.
Nacque così subito un'idea: immaginare un nuovo disegno di governance della scuola come occasione per una iniezione di democrazia fresca, vitale. Uno studio di Euridyce, comparando le modalità con cui si insegnano elementi di educazione civica nei Paesi dell'UE (ahi noi l'Italia non è proprio tra i Paesi più virtuosi), osserva che, anche laddove la si insegna, rimane scarsa l'"esperienza di democrazia" che gli studenti e tutta la comunità scolastica fanno.
Ebbene proprio questo è il cuore della proposta di legge che vuole rinnovare "la partecipazione della gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica". Queste virgolettate sono parole dell'articolo 1 della legge del 1974 con cui venivano istituiti gli organi collegiali. Continuità, dunque, poiché quella prima democratizzazione della vita nelle scuole ha segnato un confine non più rivalicabile. Ma innovazione profonda perché oggi la democrazia - lo vediamo nella crisi delle istituzioni e nel distacco dei cittadini dalla politica - è in profonda crisi. La sua dimensione rappresentativa non basta: occorre arricchirla di partecipazione, di corresponsabilità, di relazioni, di un intenso lavoro di rete, di dinamica tra particolare e universale.
La proposta di legge nasce da un percorso partecipato che ha visto docenti, studenti, genitori, dirigenti e studiosi confrontarsi in un seminario. Se ne è parlato anche all'interno della Conferenza nazionale sulla famiglia. Alcuni elementi sono emersi con chiarezza in modo convergente: il far ulteriormente maturare l'autonomia delle istituzioni scolastiche, l'urgenza di sanare la frattura tra scuola e famiglia, le forme diffuse e spontanee di partecipazione di genitori e studenti, la relazione tra la scuola e la comunità territoriale. E la necessità che non vi siano organismi pesanti e faticosi.
Ecco quindi parallelamente gli stessi temi snocciolati nei vari articoli: la dignità di autonomia statutaria alle scuole (certamente all'interno di criteri unitari che sono proprio lo scopo della legge) e il patto di corresponsabilità educativa come punto culminante del piano dell'offerta formativa; le consulte di genitori e studenti e altre forme spontanee di partecipazione. L'autovalutazione delle istituzioni scolastiche e la partecipazione attiva alla valutazione nazionale. E poi un governo leggero e sostanziale e partecipato e sempre in rete e aderente ai reali compiti della scuola ai vari livelli, nella convinzione che la scuola migliore è quella che nasce da corrette relazioni tra Stato, Regioni e comunità locali.
Questa proposta del Pd vuole essere una sfida ad un momento difficile della scuola e contiene valori antichi, ma in una visione coraggiosamente riformista: non una riforma delle forme della scuola, ma una riforma dell'essere della scuola. La proposta di legge è ora incardinata nella VII Commissione cultura, scienza e istruzione, abbinata ad altre proposte di legge della maggioranza. La speranza è che nel comitato ristretto si abbia la forza di predisporre un iter che al suo interno e nelle audizioni sia improntato ad una vera e seria partecipazione e che di conseguenza si componga un testo che faccia della scuola e delle scuole un laboratorio di rigenerazione della democrazia.
*Deputata Partito democratico
Coordinamento Genitori Democratici Campania

giovedì 31 luglio 2008

Avanza in Commissione Cultura il PdL Aprea sulla scuola

24 luglio 2008 - comunicato CGIL
Come in un puzzle che prende forma man mano che i pezzi si combinano uno con l'altro, così, nonostante le molteplici dichiarazioni sul danno prodotto dalle discontinuità politiche dovute agli avvicendamenti di governi di diverso colore politico, nonostante la ferma intenzione dichiarata dal ministro Gelmini di non procedere a riforme che non siano strettamente necessarie, assistiamo ad un'opera di demolizione e di feroce aggressione al sistema scolastico pubblico, portata avanti con provvedimenti ed iniziative diverse, che combinati insieme, danno un quadro desolante della prospettiva che aspetta il Paese.In sostanza, come utilizzare il discredito sparso a piene mani sulla scuola con la caccia al fannullone per togliere scuola ai cittadini di questo Paese: 8 miliardi di risparmi in tre anni da realizzare con interventi di tipo ordinamentale, organizzativo e didattico, aumenti contrattuali che si collocano sulla metà dell'inflazione effettiva, cancellazione di molti spazi democratici di partecipazione politica, subordinazione dei docenti alla legge e al comando di una gerarchia scolastica sempre più piramidale, vengono fatti passare per "riqualificazione del sistema scolastico" e "valorizzazione della professione docente".
Così fra la caccia ai fannulloni, i pareggi di bilancio di Tremonti l'attacco ai diritti sindacali di Brunetta e l'inseguimento ai modelli aziendali di Aprea, la scuola rischia di essere travolta, rivoltata come un calzino, impoverita e ridotta ai minimi termini allo scopo di ridurre il peso dell'istituzione sul bilancio dello stato (l'Italia già investe 2 punti di PIL in meno rispetto alla media dei paesi europei!) e distribuire soldi pubblici alle scuole private attraverso il meccanismo del voucher.
Abbiamo già dato conto sul nostro sito delle iniziative parlamentari in corso, oggi riprendiamo la proposta di legge Aprea per darne una lettura più approfondita, alla luce del fatto che è cominciato l'iter di discussione in Parlamento di questa proposta, con la sua presentazione, in sede referente, presso la Commissione Cultura della Camera.
Essa rappresenta, con i suoi contenuti, un atto di rottura pesante con i processi riorganizzativi avviati che si diceva di voler portare avanti, con i principi di collegialità e cooperazione su cui si fonda la professione docente, con un livello elevato di partecipazione democratica garantito dalle relazioni sindacali, con l'autonomia professionale dei docenti, ricondotti a subordinazione della piramide gerarchica e con la libertà delle scuole assoggettata alle compatibilità con i partners commerciali.
Fondazioni, consigli di amministrazione, finanziamento delle scuole per quote capitarie, non aggiungono nulla alla scuola e ai suoi bisogni ma scardinano le basi di un sistema pubblico che, avendo una complessità e delle finalità del tutto estranee alla competizione commerciale, rischia di venirne travolto e profondamente danneggiato.
Contemporaneamente alla presentazione della proposta di legge Aprea, sono giunte in Commissione cultura della Camera, in sede referente, altre 3 proposte di legge contenenti norme sugli organi collegiali, due di maggioranza e uno di opposizione. Sono: la proposta di legge Frassinetti su Norme concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle istituzioni scolastiche; la proposta di legge Napoli su Disciplina degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto all'autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche; e la proposta di legge De Torre e altri su Disciplina del governo partecipato della scuola dell'autonomia.
Rimandando l'esame delle proposte di legge sugli organi collegiali, riportiamo qui un esame approfondito del disegno di legge Aprea con delle schede di analisi e valutazione delle sue parti più significative.
Coordinamento Genitori Democratici Campania

Il caro benzina accorcia la settimana scolastica in Usa

Il prezzo della benzina, a livelli record, mette in guardia anche le scuole americane, sempre piu' propense a ridurre la settimana scolastica da cinque a quattro giorni.
E' il chiodo fisso di molti organi collegiali, negli Stati Uniti, che vorrebbero tornare alla formula di grande successo adottata negli anni Settanta, durante la prima grande crisi petrolifera. Secondo Current Tv, il network dell'ex vice presidente americano Al Gore, alcun istituti hanno gia' portato a quattro i giorni di lezione, soprattutto nelle piccole citta' e nelle aree rurali, dove i celebri scuolabus di color giallo percorrono decine di chilometri al giorno, per andare a prendere e riaccompagnare a casa i bambini.
La riforma e' gia' stata attuata in Minnesota, Kentucky e New Mexico e i risultati sono stati del tutto positivi, con un taglio delle spese pari al 10% e un risparmio di oltre 65.000 dollari l'anno. Altri Stati, come il Nevada, stanno valutando se seguire il loro esempio, per alleggerire i conti delle scuole e far fronte al rallentamento dell'economia in generale.
Il soprintendente alla scuola pubblica di Webster County, James Kemp, ha detto che grazie all'iniziativa si e' riusciti a risparmiare decine di migliaia di dollari in energia. "Se tornassimo alla settimana di cinque giorni, saremmo diffidati", ha commentato. Secondo alcuni analisti, la "settimana corta", con solo quattro giorni di lezione, darebbe persino migliori risultati didattici rispetto quella di cinque.
Coordinamento Genitori Democratici Campania

mercoledì 30 luglio 2008

A Gelmini non dispiace la settimana corta: dal 2009 il sabato tutti a casa?

di Alessandro Giuliani
L’ammissione è giunta il 24 luglio in diretta dai microfoni della trasmissione Radio Anch'io: il Ministro ha detto che la decisione finale dipenderà da come si svilupperà la riforma degli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Il tempo pieno comunque non verrà intaccato. Anzi, per la prima volta entrerebbe nel secondo ciclo.
Il Ministro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, sta riflettendo sulla possibilità di far cadere uno dei totem della scuola italiana: niente più scuola il sabato e lezioni concentrate, forzatamente anche nel primo pomeriggio, negli altri cinque giorni lavorativi (dal lunedì al venerdì). Una visione del tempo-scuola, quindi, che si avvicinerebbe a quello aziendale e probabilmente alle logiche di fondo (molto orientate a salvaguardare la pratica e far quadrare i conti) sinora espresse dai componenti dell’attuale Governo.
L’ammissione è giunta il 24 luglio in diretta dai microfoni della trasmissione di Radio1 Radio Anch'io, durante la quale il responsabile del dicastero di viale Trastevere ha detto che la decisione finale dipenderà comunque da come si svilupperà l’ormai imminente riforma dei cicli e degli ordinamenti scolastici: soprattutto alle superiori dove è prevista una sensibile riduzione (di circa il 20%) dell’attuale monte orario di lezioni settimanale. E’ chiaro che avvicinandosi al regime dei licei (attorno alle 30 ore) ed abbandonando alcune “esagerazioni” (come quella dei professionali dove al terzo anno si svolgono ancora 40 ore settimanali) la strada per gli esperti del Ministero sarebbe spianata.
La stessa Gelmini fa intendere che la “partita” più importante ai fini della decisione finale verrà presa solo dopo aver approvato le modifiche di rinnovamento dei quadri orari: "con le modifiche normative che scatteranno da settembre 2009 rivedremo gli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Valuteremo in quel contesto se lasciare agli studenti il sabato libero”, ha specificato il Ministro.
E’ chiaro comunque che non verrebbe intaccato il tempo pieno. Anzi, alle superiori, ma anche alle ex medie, potrebbe essere introdotto per via obbligatoria. Anche se con ogni probabilità spetterà poi ad ogni scuola decidere se prolungare la giornata scolastica quotidiana. Oppure se applicare una sorta di rientro pomeridiano per un paio di giorni a settimana, un po’ come avviene per moltissimi dipendenti degli uffici pubblici (che dovendo per contratto svolgere 35-36 ore settimanali lavorano tre giorni per 6 ore ed altri due si trattengono anche 9 ore).
In ogni caso, qualora la settimana corta dovesse essere attuata a livello nazionale, è stata la stessa Gelmini a mettere le mani avanti specificando che comunque “manterremo il tempo pieno, perché credo sia importante per le famiglie". Bisognerebbe invece rimettere mano all’attuale limite minimo dei 200 giorni di lezione per anno scolastico, a meno che non si consideri (un po’ come avviene per i professori) il giorno libero comunque una “unità” settimanale non svincolata dalla didattica.
Sinora l’apertura del Ministro al sabato libero non ha riscosso reazioni particolari. Va da sé che la decisione verrebbe caldeggiata sicuramente da tutti coloro che operano nell’ambiente turistico: come già accaduto con il progetto (poi naufragato) di allungare le vacanze natalizie e pasquali, l’ipotesi aprirebbe infatti alla possibilità di far trascorrere ad oltre sette milioni di famiglie i week end di tutto l’anno lontane da casa alla volta di località più o meno lontane.
Meno entusiasmo, invece, dovrebbe pervenire da associazioni che tutelano studenti e famiglie, ma anche da quelle sindacali, che attraverso la compressione delle lezioni potrebbero intravedere una riduzione di qualità dell’insegnamento e soprattutto della gestibilità del sistema scuola attraverso gli organi collegiali: in particolare il Consiglio d’istituto e il Collegio dei docenti si vedrebbero sottratta una buona fatta di potere attualmente di loro esclusiva competenza.

25/07/2008
Coordinamento Genitori Democratici Campania

"Settimana corta? Perché no" La scuola modello Gelmini

Il ministro della Pubblica Istruzione a tutto campo, dai grembiuli al 7 in condotta
E poi ritorno degli esami di riparazione e basta con i "genitori-avvocati"
di SALVO INTRAVAIA
Divisa scolastica, ripristino del sette in condotta e maggiore rigore da parte delle famiglie. Ecco come il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini intende "moralizzare" la scuola italiana. Ma non solo. L'inquilino di viale Trastevere non esclude il ritorno agli esami di riparazione, la settimana corta per tutti e il ritorno al maestro unico alla scuola primaria. E ancora: quasi certa la chiusura delle Ssis, i bilanci scolastici verranno pubblicati in rete e per i precariato si preannunciano tempi bui. Durante una intervista radiofonica il ministro Gelmini ha toccato le questioni più spinose della scuola. Vediamole.
Divisa per tutti. "Noto con piacere che molti presidi stanno informando il ministero del fatto che stanno reintroducendo il grembiule", annuncia l'avvocato bresciano che continua: "Anche se mi piacerebbe pensare più all'introduzione della divisa nelle scuole, sul modello di alcune nazioni europee". Secondo il ministro la divisa (il vecchio grembiule) è "un elemento di ordine, uguaglianza e decoro". "Vestirsi nello stesso modo, magari con lo stemma dell'istituto appuntato sulla giacca, suscita un senso di appartenenza e aiuterebbe tante famiglie, oggi in difficoltà a causa della corsa alle griffe. Corsa che comincia proprio fra i banchi di scuola".
Più rigore da parte dei genitori. Se gli insegnanti hanno perso in prestigio è anche colpa dei genitori. "Per rivalutare il ruolo degli insegnanti - spiega la Gelmini - è necessario che i genitori non siano sempre i 'sindacalisti' dei propri figli. Credo che le famiglie non debbano sempre dare ragione ai propri figli o, in qualche modo, fare i sindacalisti dei figli ma debbano creare una collaborazione con gli insegnanti". Una famiglia schierata sempre e comunque dalla parte dei figli "non aiuta il ragazzo". "Anzi crea un cortocircuito - continua - con gli insegnanti e anche un disorientamento. Quindi più rigore sia da parte degli insegnanti che delle famiglie".
Sette in condotta. Per questa ragione, e per evitare o limitare gli atti di bullismo e di vandalismo, già dal prossimo anno scolastico potrebbe ritornare il sette in condotta. Il voto di condotta esiste già ma non ha nessun rilievo ai fini della promozione. Dal prossimo settembre potrebbe non essere più così. "Già da settembre potrebbe tornare il voto di condotta", dichiara il ministro Gelmini che sta lavorando ad "un provvedimento normativo che possa dare agli insegnanti uno strumento importante di valutazione". "Il giudizio complessivo sulla maturità degli studenti - ha spiegato - dipende certo dalle verifiche sulle singole materie, ma anche dai comportamenti". E la cosa norma potrebbe entrare in vigore "fra qualche mese".
Gli esami di riparazione. Dopo la sperimentazione degli studenti "sospesi" potrebbero ritornare gli esami di riparazione veri e propri. "Personalmente - ha detto Gelmini - non mi sono detta contraria agli esami di riparazione, mantenendo comunque il recupero a scuola. In questo modo - ha spiegato - non si grava sulle famiglie perche è corretto che sia la scuola a fornire le ore di insegnamento necessarie per superare le insufficienze senza rivolgersi a insegnanti privati e quindi con un costo per le famiglie".
Settimana corta. Finora, la decisione di svolgere le lezioni fino al venerdì è affidata ai singoli organi collegiali della scuola ma dal prossimo anno la settimana corta potrebbe essere introdotta per tutti. E' questo il pensiero del ministro dell'Istruzione. "Con le modifiche normative che scatteranno da settembre 2009 rivedremo gli orari delle singole materie e dei cicli scolastici. Sarà quella la sede per valutare se lasciare agli studenti il sabato libero, ma mantenendo il tempo pieno, perché credo sia importante per le famiglie". In questo modo il ministro annuncia anche una mezza rivoluzione per i quadri orari di tutti gli ordini di scuola
Il maestro unico. "Mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico": un insegnante per classe in luogo dei tre insegnanti su due classi. L'esternazione del ministro farà saltare in aria i sindacati della scuola. In effetti, per effettuare il taglio previsto dal decreto legge 112 (87 mila posti in tre anni, più 33 mila previsto dal governo precedente) occorrono interventi strutturali. "Non abbiamo assunto nessuna decisione di tornare al maestro unico. E' chiaro che razionalizzare la rete scolastica impone alcune scelte, ma credo che le elementari siano un ciclo scolastico che funziona, lo dicono anche i dati Ocse-Pisa, e quindi mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico".
Costo dei libri scolastici e obbligo. La Gelmini si è soffermata anche sul costo dei libri scolastici ricordando che è stato raggiunto un accordo con gli editori, che si sono impegnati a tenere il costo dei libri sotto il tetto dell'inflazione e a rieditarli soltanto se c'è un cambiamento nei contenuti intorno al 30 per cento. Il ministro ha quindi sottolineato la possibilità di scaricare da internet alcuni testi, soprattutto quelli di esercizi. Il ministro ha voluto mettere anche la parola fine sulla querelle politica relativa all'obbligo scolastico. "L'obbligo rimane a 16 anni - ha precisato - abbiamo solo introdotto un emendamento che consente di adempierlo anche attraverso il canale della formazione professionale".
Le Ssis e il precariato. E' ormai certo: le Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario saranno chiuse e il precariato dovrà in qualche modo terminare. Ma coloro che hanno iniziato la Ssis lo scorso anno potranno concludere. I 12 mila che a settembre inizieranno il secondo anno del IX ciclo sono dunque salvi e per loro, finora esclusi dalle graduatorie dei precari, si accende la speranza: un provvedimento ad hoc per farli inserire in graduatoria. "Non voglio essere responsabile - ha detto il ministro - di distribuire illusioni. Credo sia doveroso mettere uno stop e poi valutare insieme come andare avanti. Intanto coloro che l'anno scorso hanno già iniziato il primo anno delle Ssis, completeranno". E sul problema del precariato la Gelmini attacca la sinistra. "In passato si sono fatte promesse che poi non sono state mantenute. I ragazzi non hanno certezze di un percorso professionale. La sinistra - dice il ministro - ha continuamente creato precariato. Bisogna fare un'operazione di trasparenza, sono stati immessi solamente 25 mila insegnanti invece dei 150 mila previsti. Il numero delle immissioni diminuisce di anno in anno, a causa delle difficoltà economiche. Occorre rivedere le norme di reclutamento, che vanno cambiate con le parti sociali". Si procederà dunque a nuove regole per il reclutamento dei docenti. "Per chi non ha ancora iniziato le Ssis - chiarisce il ministro - stiamo pensando invece di reintrodurre il tirocinio. Credo che sia inutile dopo una laurea si debbano fare ulteriori due anni di approfondimento. Forse è meglio introdurre il praticantato di un anno nelle classi". Ma una cosa è quasi certa: niente più precariato nella scuola. "Il sistema - spiega - così non regge e con gli strumenti di oggi non possiamo dare risposte. Va cambiato il reclutamento".
Bilanci scolastici in rete. "Considerata la vicenda dolorosa delle risorse della scuola che vanno diminuendo - dice l'inquilino di Palazzo della Minerva - ho deciso di mettere i bilanci in rete: potranno essere consultati dalla prossima settimana via internet".
(24 luglio 2008)
Coordinamento Genitori Democratici Campania

lunedì 30 giugno 2008

Commissione Cultura al lavoro su precariato e manovra economica


di Reginaldo Palermo
I primi giorni di luglio saranno particolarmente intensi per la Commissione Cultura della Camera: è prevista un'ulteriore audizione del Ministro ed il Governo dovrà rispondere sulla questione del precariato. Prenderà avvio anche il dibattito sul ddl Aprea. Nei primi giorni di luglio la Commissione Cultura della Camera si troverà di fronte a scadenze importanti.
Nel corso di tre sedute verranno affrontate alcune delle più significative questioni di cui si discute proprio in questi giorni.Martedì 1° luglio il ministro Gelmini interverrà per proseguire la presentazione delle linee programmatiche del proprio dicastero; subito dopo la Commissione darà avvio all’esame del documento di programmazione economico-finanziaria relativa alla manovra di finanzia pubblica per il periodo 2009/2013.
L’esame proseguirà anche nel pomeriggio e nella giornata successiva.
Il 2 luglio il Ministro o un suo delegato (in una circostanza analoga era intervenuto il sottosegretario Pizza) dovrà rispondere ad alcune interrogazioni, due delle quali (una della stessa maggioranza e una dell’opposizione) riguarderanno il piano di stabilizzazione dei precari.
L’interrogazione sottoscritta da diversi esponenti dell’opposizione (l’ha firmata anche l’ex ministro per la Funzione Pubblica Nicolais) sottolinea come con la precedente legislatura, nell’ambito di due leggi finanziarie, siano state approvate due norme che prevedono un piano di assunzioni per complessivi 167mila docenti e 30mila Ata e che al momento questo piano risulta realizzato solo in parte. Anche i deputati della Lega Grimoldi e Goisis fanno riferimento, nella loro interrogazione, al piano di stabilizzazione del precedente Governo e chiedono al Ministro se non ritenga opportuno procedere ad almeno 32mila assunzioni entro la fine di luglio (l’interrogazione è stata depositata il 18 giugno, quando ancora non si conoscevano i numeri delle immissioni in ruolo resi noti dal Ministro solo pochissimi giorni fa); ma la Lega chiede anche assicurazioni sulla prosecuzione del piano e sulle intenzioni del Ministro in materia di procedure concorsuali abilitanti atte a prevenire l'ulteriore formazione di personale precario.
Il 3 luglio sarà una giornata altrettanto importante: prenderà infatti avvio il dibattito sul disegno di legge di Valentina Aprea in materia di autogoverno delle istituzioni scolastiche, libertà di scelta educativa delle famiglie e stato giuridico dei docenti.
Non sarà certamente una settimana decisiva in quanto la Commissione si limiterà ad avviare la discussione
28/06/2008
Coordinamento Genitori Democratici Campania

giovedì 26 giugno 2008

ESITI DELLA CONSULTAZIONE DELLA SCUOLA FIORENTINA

A conclusione di un percorso che ha coinvolto tutti i sette poli scolastici in cui è suddivisa la provincia di Firenze, tutti gli interventi delle varie componenti scolastiche sono stati raccolti in modo sistematico per argomenti. La sintesi è stata restituita a tutti gli intervenuti e alle scuole della provincia, dopo di che si è tenuta l’assemblea plenaria, nel corso della quale i vari aspetti della riforma degli Organi collegiali della scuola sono stati votati punto per punto. La proposta che ne è risultata è di indubbia qualità, in primo luogo perché salvaguarda i punti di forza della vigente normativa, inserendo elementi innovativi che fanno ben sperare per l’auspicato rilancio di questi Organi. Il percorso seguito ha consentito di attingere alla viva esperienza di centinaia di genitori, docenti, studenti, dirigenti, personale ATA, e lo spirito comune di trovare il meglio per la scuola e per i nostri figli ha fatto convergere le singole posizioni verso una proposta unitaria e organica.
Poiché il nostro fine non è -né poteva esserlo- quello di stilare una proposta di legge, si riportano nell’ordine le proposte deliberate dall’assemblea:
1- Mantenere il Consiglio di Classe
Tutti i partecipanti ai nostri incontri hanno richiesto il mantenimento del Consiglio di Classe come spazio di confronto e di concertazione. Il rappresentante di classe è unanimemente considerato come lo snodo principe per un corretto rapporto scuola-famiglia, proprio perché i nostri figli possano “stare bene a scuola”. Per una maggiore efficacia, è stato proposto che il numero dei rappresentanti di classe sia di due in tutti gli ordini di scuola.Grande preoccupazione circa il fatto che ben 14 delle 15 proposte di legge avanzate nelle ultime tre legislature abbiano proposto l’abolizione del consiglio di classe con la presenza di genitori e studenti.
2- Formazione per i membri eletti negli OO.CC.
Strumento principe per riguadagnare l’auspicata partecipazione è stato univocamente individuato nella formazione. Una formazione che ogni scuola dovrebbe obbligatoriamente fornire alle persone elette negli Organi collegiali, in modo che possano svolgere efficacemente il proprio ruolo. È opinione condivisa che demotivazione e scarsa partecipazione sono essenzialmente da attribuire al senso di inutilità che prende rappresentanti e consiglieri a pochi mesi dalla loro elezione. Si ritiene che i genitori abbiano necessità di conoscere la normativa scolastica e di comprendere bene il proprio ruolo. Fa ad esempio pensare che nel corso degli incontri fiorentini molti genitori abbiano richiesto spazi di azione che la normativa attuale mette già a loro disposizione: evidentemente non la conoscono.Ancora formazione anche per tutti gli altri membri eletti nel Consiglio di Circolo/Istituto: docenti, personale ATA e studenti hanno necessità di conoscere le proprie competenze, la normativa, il bilancio.
3- Coinvolgimento delle Associazioni professionali della Scuola e delle Associazioni dei Genitori
La formazione non può essere però fatta in modo asettico. Per coinvolgere veramente non può limitarsi all’enunciazione delle norme, bensì deve portare l’esperienza vissuta di chi ha già maturato un percorso di rappresentanza nella scuola, le sue difficoltà, le sue soddisfazioni. Solo così, dalla passione e dai valori di cittadinanza attiva di chi ha sudato -e talvolta sofferto- nella scuola, si potranno “catturare” nuove leve di rappresentanti di classe e consiglieri.
La richiesta, ben precisa, non viene a caso, ma nasce dall’esperienza di 15 incontri di formazione effettuati dal FoPAGS di Firenze in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale: oltre 500 persone coinvolte, dibattiti serrati, voglia di studiare e di impegnarsi, e poi effettive ricadute all’interno dei Consigli delle Scuole fiorentine.4- Permessi lavorativiUn ulteriore elemento che può incidere positivamente sulla partecipazione, in questo caso solo dei genitori, è la possibilità di ottenere permessi lavorativi, anche non retribuiti, per partecipare alle sedute.
5- Consiglio di Circolo/Istituto
Unanimità sulla proposta di mantenere la presidenza a un genitore e un ugual numero di docenti e genitori nel Consiglio di Circolo/Istituto (genitori e studenti alle superiori). Unanime anche la presa di posizione a favore del mantenimento dei nomi “Consiglio di Circolo” e “Consiglio d’Istituto”. Il concetto di fondo è che la scuola deve essere una comunità educante e non un’azienda. Non si vede poi perché debba essere ridotto il numero dei membri, che operano gratuitamente e possono essere una grande risorsa per la scuola.Vista con un certo scetticismo la presenza stabile di esperti e di rappresentanti degli Enti locali all’interno del Consiglio. Si è ritenuto invece utile e necessario prevedere la possibilità di invitare esperti ed Enti locali in relazione alle materie da trattare, così come attualmente avviene.L’unico aspetto deliberato in Assemblea e che il FoPAGS di Firenze non si sente di condividere è la proposta di prevedere sì la presenza in Consiglio del Direttore dei servizi generali e amministrativi, ma senza diritto di voto.
6- Giunta Esecutiva
Si è ritenuto utile ripristinare la Giunta con tutte le sue precedenti funzioni, come utile momento di informazione e di dibattito, che aiuta a predisporre i lavori del Consiglio.
7- Numero minimo di sedute
È stata avanzata la proposta di vincolare i Consigli d’Istituto a un numero minimo di sedute, anche se qualcuno si è giustamente lamentato del fatto che si debba giungere a tanto per garantire il buon funzionamento dei Consigli. Anche per i Consigli di classe è stato richiesto l’aumento delle sedute annuali, perché altrimenti in due soli incontri risulta difficile per i genitori entrare dentro i problemi e soprattutto poter concretamente collaborare.
8- Consulta dei Genitori
È molto sentito il bisogno di un maggior numero di momenti collegiali. Dopo ampio dibattito si è giunti alla conclusione che la soluzione ottimale può essere una Consulta dei genitori nella quale entrino a far parte sia i genitori eletti nel Consiglio che i rappresentanti di classe. Positive esperienze in provincia di Firenze mostrano come la Consulta funzioni da efficace momento di incontro fra l’organo politico dell’istituzione scolastica e le famiglie, nel quale si scambiano informazioni, disponibilità e proposte. Notevole la ricaduta in termini di partecipazione delle famiglie alla vita scolastica e di soddisfazione da parte dell’utenza.La Consulta può costituire anche un luogo di dibattito in cui ospitare, a seconda dei temi da trattare, esperti del mondo del lavoro, rappresentanti dell’associazionismo e degli Enti locali. In tal modo la scuola si può rapportare efficacemente con il territorio, senza correre il rischio di condizionamenti esterni che potrebbero verificarsi con la presenza di esperti all’interno del Consiglio. Occorrerebbe poi prevedere la presenza di rappresentanti delle scuole alle apposite Commissioni istituite dagli Enti locali.
9- Investire sulla comunicazione
Ogni scuola deve essere obbligata a investire sulla comunicazione interna: luoghi fisici come una bacheca; uno “sportello genitori”, per il dialogo e per informare; commissioni paritetiche genitori-insegnanti; un sito internet efficace e facilmente fruibile; fino al “vademecum del rappresentante di classe”. Iniziative tutte che si vedono strettamente correlate allo scottante tema della
partecipazione.Coordinamento Genitori Democratici Campania